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Ylianor Nimesin
Maestro Bladesinger


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Inviato: Dom Mag 08, 2005 11:32 am Oggetto: Altari dimenticati e sogni... |
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Per il momento, qui potete scaricare il pdf dell'altare completo delle rune trovate...
Seguiranno a breve i sogni...
Inizierò da quello di Calahir, come richiesto, e se qualcuno vuole che il proprio rimanga top-secret può postare qui in append la richiesta...
Di default, se non si risponde, eviterò fino all'ultimo di postare, essendo io una signorina morigerata e molto rispettosa della privacy altrui...
Buon divertimento!  |
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Ultima modifica di Ylianor Nimesin il Dom Mag 08, 2005 9:50 pm, modificato 1 volta in totale |
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Venali
Guardia Cittadina


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Inviato: Dom Mag 08, 2005 9:20 pm Oggetto: |
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Indovina io cosa voglio fare del mio sogno...
...ovviamente diffonderlo a tout le monde! [risultato Bluff check =3]  |
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Ylianor Nimesin
Maestro Bladesinger


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Inviato: Dom Mag 08, 2005 9:54 pm Oggetto: Il sogno di Calahir |
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[Il Sogno di Calahir]
La giovanissima elfa dai lunghi capelli neri striati da una singola ciocca candida siede nella radura al centro del bosco, tessendo un mantello di un azzurro intensissimo, ricamato in rune argentee splendenti quando le stelle nel cielo di quella notte.
Il muscoloso guerriero elfo accanto a lei, intento a spiegarle l’intreccio delle rune e a supervisionare il suo lavoro attentamente ha capelli di un color oro intenso e la sua figura è alta e regale, come un guerriero delle storie di altri tempi.
Dalle ombre degli alberi si stacca un’altra figura, avvicinandosi silenziosa: assomiglia moltissimo alla donna. Egualmente alto ma più scuro di colorito e più duro di lineamenti, il furtivo visitatore si avvicina alla tessitrice, carezzandole dolcemente i capelli. “Cosa studi?” Le domanda, rivolgendo poi un occhiata curiosa all’elfo dai capelli d’oro.
“Il tuo affascinante amico mi spiegava la Magia delle Rune…” Replica lei dolcemente, mostrando il complesso intreccio di simboli sul mantello. “Dice che anche quando la magia come noi la conosciamo sarà fallace, il Potere della Scrittura e delle Stelle non ci abbandonerà…” La donna ride, e la sua risata risuona argentina tra i due maschi al suo fianco. “Ma non sò se credergli… già è disdicevole che ti abbia insegnato le Arti Arcane all’insaputa di nostra madre…” Sussurra. “Tu non dovresti nemmeno essere qui, amato fratello…” Gli ricorda tristemente.
L’elfo dai capelli corvini si incupisce, e lunghe ombre si addensano ai suoi piedi. “Ci sono segreti che non vanno rivelati, ma è profondamente ingiusto che io non possa apprendere ciò che mi risulta così facile studiare, solo perché nostra madre reputa noi maschi non all’altezza.” Ringhia, volgendosi poi verso l’elfo più anziano dai capelli color dell’oro.
“Tutti hanno il diritto di apprendere. Ma la conoscenza e il potere comportano sempre delle grosse responsabilità.” L’interpellato sorride di un sorriso furbo.“Talvolta è saggio custodire qualcosa perché non vada perduta, ma nascondere qualcosa di pericoloso spesso induce altri a cercarlo con maggiore interesse, fino a venire divorati dal desiderio stesso di possederlo… Il potere và amministrato saggiamente, giovani ygheladar...”
I due elfi lo fissano, perplessi. “Cosa intendi? Dovremo abbandonare gli studi della Magia Arcana?” Sussurra la giovane.
L’elfo d’oro ride a sua volta. “Certo che no! Dico solo che un grande potere và usato con saggezza, soprattutto perché in mani sbagliate potrebbe sconvolgere l’equilibrio naturale del mondo in cui viviamo…”
Esegue un gesto con una mano, facendo apparire una rara rosa blu che porge alla fanciulla al suo fianco. "La magia può creare qualcosa di bello, guarire un moribondo, o salvare la vita ad un elfo.” Improvvisamente i suoi occhi si fanno cupi, mentre richiamava un globo di cupa oscurità nel palmo della mano. Il freddo che emana è palese, e fa rabbrividire anche solo a soffermarci lo sguardo. Una luce porpora maligna gli pulsa all’interno, come un cuore. “Ma la stessa magia può anche distruggere, violare la terra e soggiogare la volontà di un Popolo.” Ad un cenno della sua mano, il globo sparisce. ”Ed è solo vostra la scelta, non del vostro libro di incantesimi…” Fa notare, fissando i due elfi più giovani con occhi profondi.
“Perché la magia runica sarebbe differente?” Domanda l’elfo d’ombra, incuriosito.
“La magia della Scrittura e delle Stelle è legata alla forza vitale stessa del mondo… e in tempi in cui sarebbe rischioso o sbagliato far ricorso al potere Arcano, potrete confidare nelle Stelle, e nelle Rune, per trarre Aiuto e Consiglio…” Sussurra cripticamente, seguendo con un dito il contorno di due simboli sul mantello, che si illuminano azzurri sotto gli occhi meravigliati degli elfi più giovani. “E a differenza degli incanti Arcani, che ogn’uno può apprendere e utilizzare anche nel peggiore dei modi, le Stelle giudicano da sé chi è degno di carpire i loro segreti…” |
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Ultima modifica di Ylianor Nimesin il Dom Mag 08, 2005 10:46 pm, modificato 1 volta in totale |
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Ylianor Nimesin
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Inviato: Dom Mag 08, 2005 10:26 pm Oggetto: |
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[Il Sogno di Venali]
Le ombre avvolgono l’altare stagliato contro un cielo di un blu profondo, avvolgente, in quella confortante notte stellata senza luna. L’elfo senza tempo, così simile a Keryan, seppur molto diverso nei suoi colori del sole e della luce, fissa il suo interlocutore con uno sguardo malinconico.
Dal portamento e dalla maestà della sua figura, sarebbe potuto dirsi un Re, e i suoi occhi azzurrissimi sembrano essere tanto antichi da conoscere i più intimi segreti del Mondo. Quando parla, la sua voce è un canto musicale di incredibile, malinconica bellezza.
“Conosci le parole, mellon nín. Presta il tuo giuramento”.
La seconda figura, un elfo che fà delle ombre della notte il suo mantello, si inginocchia ai piedi dell’elfo d’oro; è slanciato e atletico, avvolto in vesti nere come la notte attorno a lui, lucide quasi quanto i suoi capelli corvini in cui spicca una singola ciocca candida.
Alza gli occhi al cielo stellato, fissando per qualche istante le rune luminose sulla superficie ad arco del luogo sacro che li ospita, forse impegnato in una silenziosa preghiera. Le ombre si addensano intorno a lui, mentre gli occhi profondi come il mare e le stelle dell’elfo dai capelli dorati sono fissi nei suoi, scurissimi, come per giudicarlo. Ed egli inizia a parlare, la voce ferma, profonda...
"Padre, ascolta le mie parole, sii testimone del mio Giuramento.
Cala la Notte, e la mia Guardia ha inizio.
Non si concluderà fino alla mia Morte.
Non avrò altra Alleanza, non possiederò Terra.
Non porterò Corona e non vorrò Gloria.
Vivrò per il mio Giuramento, e per il mio Giuramento morirò.
Io sono la Spada nelle Ombre.
Io sono la Sentinella che veglia nella Notte.
Io sono il Custode di ciò che andrà Dimenticato, l’Oscurità che condurrà alla nuova Alba,
il Guardiano che sorveglia i Dormienti, l’Ombra che veglia sui Domini degli Elfi.
Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte.
Per questa Notte e per tutte le Notti a venire".
Un corvo si posa ai suoi piedi, mentre due rune dello splendido arco si illuminano di una luce violetta, come a sancire il suo giuramento. L’elfo dai capelli dorati annuisce, soddisfato, facendogli cenno di alzarsi.
“Non lasciare che dimentichino. Custodisci ciò che i miei Figli rinnegheranno, sin quando non saranno nuovamente pronti...” Fissa l’altro elfo, occhi azzurri incrociano occhi quasi completamente neri. “...e domani, fa ciò che tua madre ti comanderà.”
L’elfo oscuro sobbalza. ”Heruamin, ma questo significherebbe ucciderti!” Sussurra, interdetto.
“Hai giurato.” Gli ricorda l’altro, un ghigno malinconico sullo splendido viso senza tempo. “E’ l’unico modo per mantenere la tua copertura. L’unico per ottenere a un tempo la pace per gli elfi dei boschi, la fuga per i protetti di tua sorella e garantire una speranza di liberazione per quelli che ancora sono soggiogati da tua madre. Tu devi restare tra loro per proteggerli nell’Ombra. La mia vita è un piccolo sacrificio. Tu e tua sorella porterete avanti il mio compito, quando io non sarò più…”
Il suo interlocutore socchiude gli occhi, addolorato, poi annuisce a fatica. “Farò come comandi.”
L’elfo d’oro sembra soddisfato quando socchiude gli occhi, sospirando. ”Tua madre tradirà e sarà tradita nelle sue alleanze, un nuovo Nemico sorgerà, più pericoloso di tutti quelli sin ora incontrati, e solo tu potrai fermarne l’avanzata… per qualche tempo...”
Riapre gli occhi, e l’elfo dai capelli neri può leggervi abissi di una profondità sconosciuta, come se stesse guardando il cielo, pieno di miliardi di stelle. “Ma anche quando tutto ti sembrerà perduto, ricorda che io non vi avrò mai abbandonato.”
Contento?
Uh, non dicevi sul serio?
Eppure mi sembravi sincero (Tiro di Sense Motive =1!) |
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Ultima modifica di Ylianor Nimesin il Dom Mag 08, 2005 10:45 pm, modificato 4 volte in totale |
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Venali
Guardia Cittadina


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Inviato: Dom Mag 08, 2005 10:29 pm Oggetto: |
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Ylianor Nimesin ha scritto: |
Contento?
Uh, non dicevi sul serio?
Eppure mi sembravi sincero (Tiro di Sense Motive =1!) |
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Ylianor Nimesin
Maestro Bladesinger


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Inviato: Lun Mag 09, 2005 10:39 am Oggetto: |
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Vabè dai, li metto tutti per par condicio...
[Il sogno di Rencub]
Il campo di battaglia era sconfinato, orde nere di creature demoniche riempivano la valle, allora molto differente da come sarebbe apparsa in futuro, diversi millenni dopo.
L’alto pinnacolo della Rocca dell'Unicorno svettava alle spalle dell’esercito che difendeva la valle, come avorio scintillante.
Migliaia di creature demoniche si riversavano come un fiume in piena, riempiendo di sgomento e di sconforto il cuore dei difensori: per ogni elfo immobile in attesa, in ranghi serratissimi, c’erano almeno una cinquantina di nemici!
A capo degli impauriti difensori, un imponente guerriero elfico dai lunghi capelli neri e occhi di ghiaccio fissava i nemici che avanzavano, carezzando la testa di un grosso lupo grigio al suo fianco.
La rabbia del comandante elfo era palese nei suoi occhi, eppure egli era placido e sereno come l’acqua di un lago montano. Si voltò verso i suoi sottoposti, e la sua voce risuonò cristallina nella valle.
“FRATELLI!” Urlò, e la parola riecheggiò nella valle, mentre l’elfo sollevava sopra la testa la sua lama lucente.
Centinaia di elfi, dai capelli color dell’oro o dell’argento, o neri come la notte appena striati di bianco, si voltarono ad ascoltare il loro principe e comandante, lo sguardo pieno di incertezza.
“Leggo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore!
Forse arriverà un giorno il cui il coraggio degli elfi verrà meno,
e dimenticheremo chi siamo abbandonando ogni legame di fratellanza,
MA NON E’ QUESTO IL GIORNO!
Ci sarà l’ora dello sconforto e dei giuramenti spezzati,
quando l’Era degli Elfi arriverà al crollo,
MA NON E’ QUESTO IL GIORNO!
Quest’oggi combattiamo!
Il Padre non ci ha abbandonato!”
Per avvalorare le sue parole tracciò due rune luminosissime nel cielo: i due incantesimi brillarono quanto gli occhi verdi del grosso lupo grigio, abbagliando i demoni che sopraggiungevano e riempiendo i cuori dell’esercito elfico di rinnovata speranza.
La battaglia, che sembrava persa in partenza, venne affrontata con rinnovato vigore e con una furia controllata che aveva dell’inumano. Non più paura, ma solo determinazione si leggeva negli occhi degli elfi: gli invasori non avrebbero preso la Rocca.
Nessuno avrebbe superato lo sbarramento difensivo. Le voci dei maghi si sovrapponevano al canto sincrono delle spade elfiche in una danza di battaglia, i corpi dei molti nemici ricoprivano il terreno.
L’elfo dai capelli corvini continuò ad intonare le sue preghiere al Padre, affrontando i nemici a fil di spada o a suon di possenti rituali magici, proteggendo il suoi sudditi con grandi magie.
Il lupo grigio era sempre al suo fianco, combattendo con lui come fossero una sola entità. E il lupo, o forse le invocazioni all’Antico Dio, protessero quei pochi valorosi portandoli alla vittoria, sino a prevalere su di un nemico di molte volte più numeroso, in una gloriosa e avvincente battaglia.
Quando lo scontro volse al termine in un crepuscolo rosso, nessun elfo era caduto, ma tutti i nemici erano stati ricacciati per sempre dalla valle.
Il guerriero dai capelli neri si concesse un sorriso macchiato di sangue, appoggiando una mano alla spalla muscolosa del lupo, come per trarne sostegno: come promesso, aveva protetto il suo Popolo. Sospirò.
“Amin naa tualle, Eru Larethian… Manke naa lye autien? Harthon cened le Arvandor…” Sussurrò, prima di piegarsi sulle ginocchia, stremato. Il grosso lupo si accovacciò al suo fianco, leccandogli tristemente una mano... |
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Ultima modifica di Ylianor Nimesin il Lun Mag 09, 2005 10:46 am, modificato 2 volte in totale |
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Ylianor Nimesin
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Inviato: Lun Mag 09, 2005 10:43 am Oggetto: |
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[Il sogno di Enuren]
Il bosco era particolarmente silenzioso quella notte, e l’elfa dai lunghissimi capelli castani intrecciati di foglie e di fiori sedeva accanto alla pozza, pizzicando lievemente le corde di un esotico strumento musicale.
Quella sera, però, la sua melodia era triste.
Valyria, la patria di molti dei suoi fratelli e delle sue sorelle, era sotto la sferza di un nemico imprevedibile ed inarrestabile, ma il suo giuramento, il suo voto di proteggere quei boschi e quelle valli, di preservare la purezza delle Cascate del Crepuscolo, le impediva di allontanarsi per raggiungere il suo amato come avrebbe voluto.
Lei era la Custode della Fonte.
I suoi occhi del colore delle violette si fecero lucidi ed una lacrima scivolò silenziosa lungo il suo volto senza tempo.
Lei era forse la più abile taumaturga di quelle terre, il Signore delle Acque la aveva benedetta con l’abilità di guarire qualsiasi malanno, eppure i suoi stessi voti le impedivano di allontanarsi per portare aiuto e conforto a chi stava combattendo nel cuore di Valyria.
Una giovane druida si avvicinò alla Custode, inchinandosi. “Mia signora, Valyria è caduta…” Sussurrò mestamente.
La donna si limitò ad annuire, sfiorando la superficie di uno dei menhir nella radura, seguendo il contorno di una runa che vi era tracciata. –Guarigione…– Rifletté, e quel suo pensiero inconscio fece risuonare il potere intrinseco di quell glifo sacro, che brillò di lieve luce lunare.
Si avvicinò al lago, immergendosi totalmente nelle acque. Il suo corpo si trasformò rapidamente in quello di un delfino, e nuotò nelle profondità. Sfiorò la cascata, saltò sulla superficie specchiata dell’acqua, poi tornò nuovamente donna e fuoriuscì in un isoletta, fissando la runa che spiccava su un secondo menhir.
Si concentrò sul suo potere, facendola illuminare di luce viola, e la piccola pozza d’acqua ai suoi piedi le consentì di vedere ciò che desiderava.
Lo spettacolo che le si parò innanzi era sconvolgente: dove un tempo vi era un bosco rigoglioso nel cui cuore spiccava come un gioiello la più splendida delle città elfiche, adesso vi era solo cenere, fiamme e devastazione.
Valyria non era più, e nemmeno i corpi dei caduti rimanevano sui campi riarsi per testimoniare la sua dipartita…
Divenne allora sparviero, e si librò tra le nubi.
Quando si decise a tornare infine al di là del lago, la Custode si ritrovò a domandarsi quanto duro sarebbe stato il suo compito, e la sua guardia senza tempo. “Quanti altri regni cadranno? A quali sofferenze dovrò assistere? Cosa vedranno i miei occhi, senza che io possa intervenire?”
Ma quelle, come tante altre domande, erano destinate a non aver risposta alcuna: il bosco era silente, le stelle immote nella notte ormai inoltrata, e nessun conforto sembrava arrivare a consolazione del cuore affranto della guaritrice silvana.
Poi notò qualcosa che le fece rinascere un minimo di speranza: nella neve che andava sciogliendosi sulla montagna dove si era spinta, era sbocciata una singola, rara rosa delle nevi, i cui petali blu rilucevano freddi alla luce delle stelle.
Aveva sempre amato le rose blu… |
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Venali
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Inviato: Mar Mag 10, 2005 1:58 am Oggetto: |
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Ylianor Nimesin ha scritto: |
Vabè dai, li metto tutti per par condicio...  |
Magra consolazione...
però in questo momento mi sovviene che il Master ha sempre ragione  |
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Ylianor Nimesin
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Inviato: Mar Mag 10, 2005 10:55 am Oggetto: |
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[Il sogno di Keryan]
Camminava nel bosco, allontanandosi dalla scorta della madre, e dalla noiosa prassi di visita decennale alla Custode della Fonte. Quale principe ereditario dei Picchi d’Argento, sarebbe senz’altro stato suo diritto e dovere incontrare la misteriosa taumaturga, ma preferì lasciare a sua madre quel compito, e dedicarsi piuttosto all’esplorazione di quella immensa vallata e delle splendide Cascate del Crepuscolo, che si dicevano abitate da ogni tipo di creature incantate.
Raggiunse una radura più isolata delle altre, illuminata dai bagliori delle lucciole. Un dedalo di piccoli fiumiciattoli ruscellavano in un gioco di arcobaleni in cascate, confluendo in una pozza argentea.
Fu qui che lei lo sorprese: la sua voce femminile riecheggiò nella radura, bassa e seducente. ”Cosa ci fa un Principe degli Elfi qui, nelle profondità del bosco?” Domandò, curiosa. ”Sua Altezza non è a conoscenza delle leggende riguardanti le Fate delle Fonti?” Chiese maliziosamente.
Keryan deglutì: era perfettamente a conoscenza delle leggende e sapeva benissimo che avrebbe dovuto scusarsi per l’intrusione ed andarsene. Ma era solo un giovane elfo all’epoca, e la sua curiosità ebbe il sopravvento sul buonsenso.
“Le conosco, mia signora…” Replicò elegantemente, evitando di voltarsi. “...ma credo che il piacere di poter incontrare un membro della vostra razza leggendaria valga bene il rischio che stò correndo...” Fece notare. “Lei, però, ha un vantaggio su di me, madama: sembra conoscermi, mentre io non conosco né il suo nome, né il suo aspetto…” Sussurrò.
La ninfa di tutto rimando rise, un suono argentino e gorgogliante come quello di una fonte. “Mi chiamano con molti nomi, ma quello che preferisco è Silvarya…” Rispose.
Quello che forse non si aspettava da quel giovane elfo temerario fu la canzone che segui, dei versi che il ragazzo aveva improvvisato sul momento, riuscendo ad incuriosirla quel tanto da poter osare di chiederle di voltarsi per vedere il suo viso. “Sarebbe davvero un onore per me…” Aveva aggiunto il principe elfo in un bisbiglio.
La creatura silvana sembrò incerta. “Mio principe, è invero pericoloso fare ciò che chiedi, e per quanto i tuoi modi e le tue parole mi facciano propendere ad accontentarti, sei ancora giovane per affrontare questa prova… potresti rimanere accecato.” Fece notare.
In quel momento, a Keryan quello non sembrò un grosso problema. “Ma l’ultima cosa che avrò visto ripagherà la perdita…” Ricordò di aver affermato prima di voltarsi senza attendere il consenso di lei.
Era indubbiamente bella, più bella di qualsiasi cosa avesse mai visto un giovane elfo di appena cento anni. E, come predetto, tale bellezza lo lasciò sconvolto ed abbagliato. Improvvisamente fu buio, e potè udire solo la voce di lei, i suoi passi nell’erba e il calore del bacio che si posò sulle sue labbra...
Nel pieno del suo reverie, Keryan ebbe un pensiero semi-cosciente. –Non ricordavo fosse mai successo…- Rifletté, ma poi fu nuovamente il buio della notte ed il silenzio…
Quando riprese i sensi, era disteso nel letto della sua stanza nella Rocca dell’Unicorno, poteva percepirlo dall’odore e dai suoni familiari. Era di nuovo a casa!
Una voce maschile lo arringò duramente. “Ti rendi conto della tua pazzia? Meriteresti di restare accecato per il resto dei tuoi giorni…” Commentò Lord Sirian Moondawn aspramente, ma a dispetto del rimprovero, quelle che seguirono furono le parole di un incantesimo taumaturgico.
“Tu sei mio Figlio!” avvertì un bruciore lancinante, e due simboli luminosi si stagliarono nel buio della cecità, argentei e inattesi. “Non è più tempo di sollazzi…” La voce era diventata più profonda e musicale di quanto ricordava, assumendo una gamma di sfumature inaudita, tanto che potè avvertire ancor prima di riacquistare la vista la malinconia che essa adombrava. “E’ venuto il momento che tu faccia ciò che devi…”
Keryan spalancò gli occhi, ormai guariti: si era aspettato di vedere di fronte a se la figura austera di suo padre, ma fu un elfo d’oro quello che gli si parò dinnanzi. Sbattè le palpebre, ma quello che aveva creduto un abbaglio non svanì.
Si stagliava maestoso, e lui non ebbe alcun dubbio su chi fosse il suo inatteso interlocutore. “Heru en amin, io non sono un sacerdote…” Sussurrò, intimorito. “...come posso essere di aiuto in questa situazione?”
“Aiutali a ricordare. Ciò che è Dimenticato non è andato perduto, è solo ben custodito...” L’elfo dai lunghi capelli dorati sorrise, fissandolo a lungo con i suoi occhi di un azzurro profondo. ”Il tuo cammino è tracciato, si tratta solo di trovare il coraggio di percorrerlo...” Aggiunse infine, voltandosi per uscire dalla stanza.
Il giovane spadaccino si sollevò a mezzobusto, alzando una mano come per fermarlo. “Ma... cosa devo fare?” Esclamò, ma la figura luminosa del Padre degli Elfi era scomparsa in un bagliore accecante... |
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