[PG] <<Oscar>>

[Jarlaxle]

Razza: fey'ri OK
Nota: ricordo che nel regno elfico di Illefarn (e nella maggioranza degli altri regni elfici) c'è l'ordine di morte per qualsiasi fey'ri.
Origine:: campagne di Baldur's Gate OK
Sesso: femmina, ma in copertura maschile OK
Divinità: blasfema senzadio OK, ma vedi discorso su organizzazione
Classe: presumibilmente, nuova classe "inquisitore" OK
Allineamento: LN tendenza "danno"  OK

Tiri al 13/07/2013

1^ serie tirata:
15 10 13 14 12 9
total bonus: +5 NULLA
2^ serie tirata:
11 18 13 17 12 9
total bonus: +6 NULLA
3^ serie tirata:
14 13 16 17 16 15
total bonus: +14 OK
ha un +2 da poter assegnare alle statistiche, portandole massimo a 18 iniziale prima di assegnare i bonus/malus raziali.
Il Master consiglia come stat iniziali al 1° livello:

STR 13 +2^B = 15 (+2 mod)
DEX 17 +2^R = 19 (+4 mod)
CON 16 -2^R = 14 (+2 mod)
INT 14 +2^R = 16 (+3 mod)
WIS 15     = 15 (+2 mod)
CHA 16 +2^R = 18 (+4 mod)

Sarà da alzare wisdom, destrezza ed eventualmente forza o costituzione.

Background fino ad adesso sviluppato
(Da parte mia solo le note temporali e di colore sui luoghi che possano consentire di sviluppare quanto dettomi.)

al 13/07/2013
Nata un centinaio d'anni addietro (in un intorno del 1400) da una infelice quanto breve relazione tra una nobile ambasciatrice elfa d'oro di casata Alastarra, al tempo residente a Baldur's Gate, e di un poco di buono fey'ri che all'epoca si dilettava nella pirateria con base nelle Nelanther Island.
Sua madre ha incontrato il padre di "Oscar" durante un breve soggiorno nella piccola comunità di Roarinshore. La comunità era un tempo un avamposto pirata, e dal 1400 era stata riformata a porto franco per corsari balduriani durante l'inverno. Il motivo per cui tua madre era li probabilmente era una missione diplomatica per riottenere oggetti elfici sottratti da qualche corsaro "rispettabile" durante l'estate. Ovviamente, tua madre non sospettava che "l'elfo" li presente fosse un fey'ri, men che meno un pirata... a te decidere quale supercazzola gli ha sparato il famigerato per entrare nelle sue grazie. 
Tua zia era un logistico dell'MI6, assegnata come spia e coordinatore della logistica del ramo "inglese" (scarno, in verità, ma efficiente) dell'associazione. Si divideva tra Illefarn e Baldur's Gate. Quando la sorella rimase incinta, e fu palese che il parto si prospettava estremamente problematico, si trasferì a Baldur's Gate e alla tua nascita chiese l'esonero dal servizio operativo dei servizi, con trasferimento e riassegnazione al ruolo di nuova ambasciatrice. Continua a mantenere ruolo di spia "stanziale" a Baldur's Gate, ma così riusciva ad avere un ruolo di copertura dello scomodo pipistrellino fey'ri di cui si è ben guardata di rivelare all'MI6 nulla. Ufficialmente, gli elfi sanno solo della nascita di un nipote, erede di quel lato della casata, di cui sua zia essendo l'unica parente vivente si è sobbarcata in tutto l'onere di educarlo.
E' come se in pratica avesse preso un centennio sabbatico dal servizio attivo per l'educazione del nipote, di fatto chiedendo all'atto della sua nascita a dei suoi contatti a te sconosciuti di schermarti dalla longa manus dei Servizi Elfici. Tutto questo non ti è esattamente palese, sai solo che zia non vuole che ti interfacci troppo con gli elfi.
I primi 50 anni della tua vita li hai trascorsi praticamente allenandoti a quello che sapeva fare meglio: la spia. Ti ha quindi educato a mantenere la perfetta facciata da nobile gold elf (sfessato), pur potendoti trasformare all'occorrenza in un killer letale e efficiente, il tutto sperabilmente facendoti notare il meno possibile.
Dal suo punto di vista meno si vedeva del tuo reale io, meglio era. Il retaggio fey'ri era qualcosa a un tempo troppo scomodo, pericoloso e disonorevole da mostrare.
Sei quindi cresciuto nella paranoia di poter potenzialmente essere sempre sotto attacco e giudizio di qualche cacciatore di fey'ri, e di dover fregare tutti col tuo lato gold elf, in modo che siano spiazzati quando ti mostri come qualcosa di più e ti permettano di coglierli impreparati e sopraffarli facilmente e rapidamente in modo da non doverti rivelare più del necessario.
Ti sei già laureato a Candlekeep, per scacciare la noia, con Tripos in Legge una decina d'anni fà, ed esercitavi per diletto a Baldur's Gate, giusto per far diventare di moda la professione. La tua passione però era frequentare i salotti mondani balduriani in cerca di scandali, gossip e eccitazione per combattere la noia.
Ovviamente, questa era solo la copertura ben impiantata da tua zia, a cui fornivi poi tutte le informazioni di intelligence che reputavi utili. A differenza di zia, però, hai preso un certo gusto nella vita mondana.
Da qui sei stata recentemente inviata a Candlekeep a seguito dello scandalo Bosi per evitare di attirare ulteriori attenzioni non richieste tra i nobili balduriani, che avrebbero costretto zietta a fare rapporto sul suo misterioso nipote all'MI6.
Zia ha dovuto chiedere l'aiuto di un professore di Candlekeep, il dott. Jones, suo amico e collaboratore, che da quello che hai potuto capire oltre essere un tipo originale la cui scarsa attitudine professorale è pari solo all'abilità di tomb-rider, può garantirti protezione del complesso universitario Oghmita.
Grazie alle ampie donazioni di tua zia e retta stratosferica pagata cash e per tutto il periodo (tanto siamo elfi 10 anni di retta in anticipo che saranno mai...) neppure il cardinale oghmita lord Arthur Bingham, Gran Cancelliere di Candleekeep, ha avuto assolutamente niente da ridire sul tuo ingresso improvviso ai master.
Sei quindi rientrato/a  nella tua casa di selezione per il Tripos, gli Slytherin, e ti è stato assegnato quale Director of Studies del tuo master proprio il dr. Jones (si, proprio lui). Ovviamente se il primo corso è stato Legge, il master sarà in Scienze Politiche e Trattati Internazionali per reggere la copertura da ambasciatore a cui dovresti starti preparando dopo il passato scapocchione da avvocato di grido.
Dopo un inizio difficile (dovuto soprattutto all'attitudine fieramente etero del prof), hai fatto discretamente amicizia con il prof e sei riuscito a laurearti in legge (probabilmente specializzato in diritto internazionale, poi si vede) e ad entrare in fase di studi avanzati tipo "master" sempre sotto il suo tutoraggio...
E' in quel periodo che, vuoi per attività extracurriculari, vuoi per richieste volte a farti "accattare semenze" del dr. Jones, vuoi per il fatto che ti sei inemicato uno dei potenti Tutor (i.e. "segretari") Hoariti del collegio Oghmita (discuteremo meglio su chi è questo tizio, la cattedra però era quella di Storia del Diritto Sembiano), hai fatto conoscenza con un brillante junior supervisor, Quentin Turing, casa Ravenclaw, che quando non si esaurisce appresso al dottor Jones o nelle collaborazioni con la cattedra di Bioetica magica, dovrebbe anche studiare per la sua seconda laurea in necromanzia dopo aver brillantemente preso una laurea con dottorato in divinazione.
E' grazie a lui che hai salvato un anno di studi dopo il tuo clash-of-titans col segretario che voleva farti arenare su un esame a vita.

[Vieræn]

Scheda personaggio

Nome: Morwen (Fanciulla oscura, in Sendarin)
True name: Adsartha (Figlia della Stella Guerriera, in abissale) [unknown]
Pseudonimo: Oscar
Razza: fey’ri
Sesso: F
Aspetto: preferenzialmente un gold elf maschio, dalle fattezze uguali alle sue, come se fosse un gemello.
Aspetto naturale: un’elfa abbastanza androgina, con corna e ali da demone, una coda a punta e un tono di pelle rossiccio (un Terra di Siena bruciata chiaro, per la precisione… ). Capelli rossi degli Alastarra, lunghi alle spalle e mossi; occhi ambra che cambia a seconda dell’aspetto, tranne che in quello elfico.
Altezza: in forma naturale 1.73 (più corna, 1.75 circa); in forma elfica 1.83
Età: 118
Data di nascita: 21 Ottobre 1408 (Bilancia ascendente Ariete)
Voce: Dolores O’Riordan/ David Bowie
Abitazione: villa Alastarra nel Rivershire; ha un “appartamento da scapolo” a Baldur’s Gate centro, ovviamente una piazza d’armi, per quando è in tribunale
Famiglia: ultima erede degli Alastarra ambasciatori di Illefarn a Baldur’s Gate, figlia di Luinil Eledhwen (Luinil è la Stella Azzurra, in Sendarin, mentre Eledhwen, Splendore degli elfi, è un soprannome). Unici parenti in vita, se si escludono gli Alastarra “esteri”, con cui non ha contatti, la zia materna Erdie (Solitaria, in Quenya) e lo “zio” paterno Gann, della cui esistenza non è al corrente.

[Vieræn]

Casa: Serpeverde 

Patronus: White Swan (Cigno bianco)

Bacchetta: Silver lime wood (Tiglio argentato), Dragon heartstring core (Corda di cuore di drago), 13", Brittle flexibility (Fragile).

[Jarlaxle]

OSCAR
Extremely fashionable trait
Ambush training trait
Always threatening trait
On Guard trait
Drawback: Vain
Story Feat: Shame (Fey'ri Born) -accomplished-


BONUS FEAT:

Call Truce

dopo i patti con la Dama del Lago:
Nymph's Kiss

[Vieræn]

Prologo: una nascita maledetta.

Luinil sedeva su una comoda poltrona nel suo salottino privato, lo sguardo perso fuori dalla finestra a guardare la pioggia. Il dolore era costante, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Si accarezzava spesso il ventre prominente, per non trasmettere alla bambina soltanto la pena del suo corpo, ma anche l’affetto del suo cuore.
Dietro di lei, Erdie la guardava con apprensione crescente: più il tempo si avvicinava, più sua sorella deperiva, il che non era naturale. Ormai era evidente che qualcosa non stesse andando come doveva, e lei si rifiutava di dirle quale fosse il problema. Era stata fin troppo evasiva sul padre di sua figlia: un elfo della luna che viaggiava per mare, conosciuto durante una missione diplomatica e ripartito dopo una breve storia d’amore. In pratica un lestofante senza scrupoli, che lei avrebbe cercato e trovato non appena sua sorella si fosse ripresa dal parto.
«Erdie, aiutami ad alzarmi, per favore.»
L’elfa accorse a sostenere Luinil, che era pallida e visibilmente provata.
Incontrando lo sguardo preoccupato della sorella, la gestante si sforzò di sorridere, ma una smorfia di dolore le deformò il viso delicato.
«Credo sia il momento.»
«Chiamo la levatrice.»
«No, aspetta!»
«Cosa dovrei aspettare? Hai le doglie.»
«Ti prego. Soltanto… un minuto, devo chiederti una cosa.»
L’elfa dall’insolita capigliatura corta, rossa come quella lunga e fluente dell’altra, si preparò ad ascoltare una verità che certamente non le sarebbe piaciuta. Era certa che il carattere aereo e svagato di sua sorella minore l’avesse esposta ad una qualche scelta infelice: tra i suoi peggiori sospetti c’era che si fosse addirittura invaghita di un umano.
In futuro avrebbe fatto tesoro di quella lezione: mai porre limiti alla povertà delle altrui decisioni, e mai pensare di aver già considerato lo scenario peggiore.
«Erdie cara, ho bisogno che tu mi faccia una promessa. Lo farai?»
«Non so nemmeno cosa dovrei prometterti…»
«La bambina: io non so esattamente quale sia il suo problema, ma non sarà una normale elfa.»
«Avevi detto che il padre era un elfo della luna. Qual è la verità?»
«È questa, te lo giuro! Perciò non so cosa sia successo alla piccola, ma sento che non è una semplice elfa. La sua natura è differente, ma non è malvagia.»
Un brivido corse lungo la schiena di Erdie: perché il riferimento ad una natura malvagia? Quella frase non le piaceva, ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni: le doglie si intensificarono e fu il momento di occuparsi della nascita. Il parto fu incredibilmente difficile: gli gnomi domestici correvano senza sosta a prendere ciò che la levatrice chiedeva, mentre l’elfa dai capelli corti camminava nervosamente per la stanza, sempre più preoccupata. Ad un certo punto, la mezzelfa che stava tentando di far venire al mondo la creatura pronunciò una frase lapidaria: «È troppo debole, ma se si arrende ora moriranno entrambe.»
Terrorizzata, Erdie corse al capezzale della sorella e le prese la mano.
«Luinil, puoi farcela. Un ultimo sforzo, io sono qui con te.»
«Promettimi… che ti prenderai cura di lei. Perdonami se non te l’ho detto prima, ma temevo che ti saresti arrabbiata.»
«Non importa, non sono arrabbiata. Cosa non mi hai detto?»
«Ho fatto delle ricerche… è abissale. Ha un suono terribile, sai? Ma lei non è terribile, è la mia bambina. Però l’ombra la avvolge… proteggila.»
Delirava, ma il nucleo del suo discorso era chiaro: un demone. Come poteva essere possibile?
La levatrice urlò: «Deve spingere, ora! Non c’è più tempo.»
«Promettimelo, Erdie.»
«Va bene, te lo prometto. Ma tu adesso falla nascere, e poi potrai occupartene di persona.»
Visibilmente sollevata, l’elfa diede fondo alle ultime energie per dare alla luce sua figlia, che venne al mondo chiusa in un bozzolo formato dalle ali che spaventò a morte la levatrice. Lilac, la gnoma domestica che fungeva da governante, non si perse d’animo e le tolse dalle mani tremanti il fagotto per andare a lavarlo e consegnarlo alla madre, visto che, qualunque cosa fosse, era sua figlia.
«Andrà tutto bene, Luinil. Ce la farai, sei solo stanca.»
«No, sorellina, mi dispiace. Sono troppo stanca.  Ma sono serena perché so che baderai tu alla piccola.»
«Non farmi questo, ti prego. Non lasciarmi anche tu.»
«Non ti lascerò mai, lo sai. E nemmeno lui lo ha fatto: coloro che ci amano non ci lasciano mai veramente. Gli porterò i tuoi saluti.»
Lilac tornò con in braccio una sorta di pipistrello urlante, che venne deposto tra le braccia della madre, dove si calmò all’istante.
Erdie la guardava con un misto di shock, disgusto e curiosità.
«Sii forte, Morwen. La mamma sarà sempre con te. Hai la zia migliore del mondo…»
Le forze la abbandonavano, fece in tempo a lasciare la bambina in braccio a sua sorella mormorandole: «Grazie. Ti voglio bene, sorellina.». Poi spirò.
In un impeto d’ira e dolore, l’elfa si alzò di scatto, decisa ad andare subito ad Illefarn per denunciare la nascita di un fey’ri illegale e a scatenare la caccia all’essere immondo che aveva causato la morte di sua sorella. La neonata aprì una delle sue piccole ali, come per stirarla, rivelando una testolina di capelli rossi. Il tratto distintivo degli Alastarra.
Erdie sospirò pesantemente, lanciando uno sguardo furioso alla creatura inerme che aveva tra le braccia, già colpevole di aver ucciso un’elfa alla sua nascita. Aveva promesso di prendersene cura, e non sarebbe venuta meno alla sua parola. Ma non era pronta ad accettarla, non ancora.
«Lilac, prendi la bambina e bada alle sue necessità. Io devo congedare la levatrice ed occuparmi del rito funebre. Tutto chiaro?»
La gnoma annuì tra le lacrime, profondamente addolorata per la perdita dell’amata padrona. La stranezza della piccola non la turbava, era soltanto una neonata, dopotutto, e aveva appena perso la madre. Ci avrebbe pensato lei.
Gli occhi di Erdie erano asciutti, come sempre: solo la sua anima piangeva, ma nulla al di fuori lasciava trasparire il suo strazio.  Non aveva tempo di pensare al suo dolore, l’ennesimo. Ora aveva del lavoro da fare.

Un’infanzia problematica.

«Zia, mi fai sentire di nuovo la ninnananna?»
«Va bene, ma tu smettila di svolazzare per casa. Se rompi un altro vaso non ti farò uscire dalla tua stanza per una settimana.»
«Sto ferma!» - Trillò gioiosa la bimba, lasciandosi cadere pesantemente a terra sul pavimento della sala da lettura. Le ali erano grandi quasi quanto lei, ma non riusciva a sollevarsi ancora bene: le agitava furiosamente, portandosi pericolosamente vicina ai fragili lampadari, poi iniziava a planare, tentando di percorrere quanta più distanza possibile prima di mettere i piedini a terra, finendo inevitabilmente con l’andare a sbattere contro un mobile, rompendo qualcosa. L’intera operazione la divertiva immensamente.
Erdie si alzò per andare a prendere la kira, sospirando. Mentre la rigirava tra le mani si soffermò a pensare a quanto della propria preoccupazione sua sorella le avesse nascosto durante la gravidanza: Luinil non registrava mai nessuna delle sue composizioni, ed era una musicista molto brava. Doveva sapere che non sarebbe sopravvissuta per pensare di lasciare una memoria della ninnananna che aveva scritto per sua figlia.
https://www.youtube.com/watch?v=RwGpVgxQHnY
La bambina ascoltava rapita, come sempre, portandosi la coda alla bocca. Era entrata nell’età delle domande, e sua zia non era la persona più adatta ad edulcorare i concetti per renderli digeribili ad un bambino piccolo, si limitava ad esporre i fatti. Le aveva spiegato molto chiaramente che sua madre non c’era più e che suo padre non c’era mai stato, ma questo sembrava non soddisfare del tutto la curiosità della piccola.
«Zia, perché mamma ha lasciato qui la sua voce?»
Per l’appunto.
«Non l’ha lasciata qui: questa è una registrazione. Voleva che tu potessi ascoltare la ninnananna anche se lei non ci fosse stata, perciò l’ha messa in questa gemma.»
«Oh.»
Sembrava bastarle, per il momento. Erdie era sovraccarica: badare ad un bambino era difficile, ma gestire un piccolo fey’ri era un’impresa titanica. Aveva iniziato ad occuparsi della bambina dopo il suo primo anno di età, lasciando alla servitù il compito di prendersene cura e gestendo la sua educazione. Aveva dovuto spiegarle per prima cosa che lei non era uno gnomo con le ali, era solo piccola e le sue ali erano un retaggio paterno: questo aveva, nel tempo, condotto ad infinite domande su suo padre, su cui l’elfa non aveva proprio niente di buono da dire.
Purtroppo l’uscita dal servizio attivo per subentrare a sua sorella nel ruolo di ambasciatrice le aveva impedito di avviare una ricerca con tutti i mezzi precedentemente a sua disposizione, per cui la cattura del maledetto furfante aveva subito un rallentamento, ma sarebbe stata solo questione di tempo.
Era fermamente decisa ad educare la piccola nella piena consapevolezza del problema che la sua razza rappresentava, mantenendola decisamente sul lato elfico. Lei era e sarebbe rimasta un’Alastarra, il suo sangue impuro poteva essere controllato, ed Erdie si sarebbe accertata che ciò avvenisse.

Addestramento

Morwen si annoiava. Guardava la neve fuori dalla finestra e pensava seriamente di sgattaiolare via, prima che sua zia la mandasse a chiamare…
«Pipistrello, dove ti sei nascosta?»
«Uff, troppo tardi. Sono qui, Lilac!»
«Dai, lo sai che tua zia non ama i ritardi.»
«Ma c’è la neve fuori! Non mi posso allenare dopo?»
«Non devi chiederlo a me. Ora va’ in mansarda.»
«Ma questo profumino? Hanno fatto un dolce?»
«Si può sapere come fai a sentire il cibo a iarde di distanza? Si, c’è il dolce, ma è per stasera. Non mi guardare così, hai appena avuto il the del pomeriggio, devi smetterla di mangiare come un piccolo tarrasque!»
La ragazzina lasciò la gnoma a brontolare sulle scale, mentre lei percorreva i gradini fino alla mansarda che la zia aveva attrezzato per l’addestramento. Da qualche tempo non le era più permesso usare le ali, doveva tenerle sempre nascoste, così come la coda. Le corna se le dimenticava sempre, e veniva sgridata. Le costava molta concentrazione comprimersi, però dopo un po’ si abituava. Appena arrivata, la sua attenzione fu catalizzata da un bellissimo completo nuovo, posto su un manichino.
«Wow, è per me? Grazie, zietta! Ma… non sarà un po’ grande?»
«Certo, è fatto su misura per un fisico maschile.»
«Oh, credevo fosse per me…» - Esclamò delusa la ragazza.
«È per te, infatti. Credo sia giunto il momento di porre le basi per il tuo ingresso in società.»
Morwen scattò in piedi, entusiasta.
«Vuoi dire che potrò uscire?»
«Sì, a condizione che tu segua determinate regole. Innanzi tutto, ci vuole una nuova identità: in società si sapeva che tua madre aspettava una bambina, quindi sarebbe sospetto tirar fuori dal cilindro una giovane elfa approssimativamente della tua età che però non sia tu.»
La ragazzina iniziava a capire.
«Quindi devo diventare un ragazzo? Nessun problema, posso farlo.»
Si concentrò a lungo e riuscì a diventare più alta, con le spalle più larghe, i capelli corti e viola, il seno e un corno solo. Erdie sospirò: «Ci vorrà tempo. Del resto l’ingresso in società, tra umani, si può fare attorno ai vent’anni.»
Morwen emise un gemito: «Ma io ne ho quattordici! È un sacco di tempo!»
«Sarà appena sufficiente. Riprova, ma questa volta resta sul semplice: cambia solo sesso, non aspetto. Immagina di avere un gemello.»
Dopo qualche altro tentativo, la giovane elfa riuscì nel suo intento: diventò un ragazzino perfettamente identico a lei, e poté infilarsi con successo nei suoi nuovi abiti.
«Ehi, mi piace! Corro a guardarmi allo specchio.»
«È una tale vanitosa…»
Quando fu rientrata, Erdie continuò la sua lezione.
«Da oggi, questa sarà la tua forma. Non cambiarla mai, a meno che non ti autorizzi, ad esempio durante l’addestramento. Devi imparare a difenderti in qualsiasi forma, ma questa deve diventare naturale. Uno dei miei cugini di Cormanthor si è ritirato assieme a sua moglie non molto tempo dopo la tua nascita. Dal momento che era un isolazionista che a stento tollerava la compagnia della servitù, nessuno sa cosa lo abbia portato a questa decisione perché nessuno lo vedeva da anni. È stato semplice, quindi, far risultare la presenza di un orfano, che è ufficialmente stato affidato a me.»
«Wow. L’avevi deciso da…»
«È necessario che tu assuma un nuovo nome e smetta immediatamente di utilizzare il tuo. Potresti chiamarti “Orvoloson”, come tuo “padre”.»
«Scherzi, vero? È vetusto e pomposo, che razza di tipo si chiamerebbe “Orvoloson”?»
«Uno vetusto e pomposo, in effetti. D’accordo, che ne pensi di: “Oscar”?»
«Oscar… suona bene.»
«Ottimo. Cominciamo?»
«Eh?»
Un pugnale, uscito dal nulla, accarezzò i capelli del giovane, per andare ad infiggersi nella parete alle sue spalle.
«Sei distratto, Oscar.»
«Ma devo ancora abituarmi, mi dai tregua?»
Un secondo pugnale venne lanciato, mancandolo di poco.
«Quando mireranno ad ucciderti non ti daranno tregua, in nessun caso. Non ci saranno scuse, rinvii, niente tra te e la morte. Soltanto la tua abilità di scansarla. Riprova.»
L’allenamento continuò senza pause, fino a che Erdie non lo dichiarò terminato, congedando uno stremato Oscar.

In società

Aveva vinto la causa: nessun mistero, le vinceva sempre, ma quella era importante. Finalmente Ivan poteva rientrare in possesso dei suoi contestati beni zenthariani e vivere rispettabilmente senza più ombre nella buona società. Non era stato facile, ma lui era molto motivato.
Tornò a casa per prepararsi, impaziente di scegliere gli abiti per quella sera, ma quando aprì la porta del suo appartamento si accorse che qualcosa non andava: Ambrose, il suo gnomo domestico, non gli andò incontro per prendergli il cappello, come sempre. Poteva significare soltanto uno dei blitz di sua zia, dal momento che non aspettava nessuno.
«Cara zia, se mi avvertissi quando intendi farmi visita ti preparerei un’accoglienza adeguata.»
Lilac fece capolino facendogli dei gesti per indicargli il pessimo umore di Erdie, che infatti gli rispose con un’acidità eccessiva persino per lei.
«Dubito che tu possa preparare alcunché, in questa casa ci sono più alcolici che cibo, e tu non dovresti assecondarlo.» - Concluse rivolta ad Ambrose.
«Lascia stare il mio povero gnomo, ciao Lilac, tutto bene? Cosa posso fare per te, zia cara?»
«Cosa puoi fare per te, piuttosto. Tralasciando l’ennesima causa controversa in cui ti sei coinvolto…»
«Non c’è controversia, è legge: o si è colpevoli o si è innocenti.»
«Difendere soltanto farabutti che meriterebbero qualsiasi pena venisse loro inflitta non è un comportamento adatto ad un futuro ambasciatore.»
«Io prendo solo cause difficili, e le vinco. Non capisco il punto.»
«Il punto è che tu prendi cause che nessuno vuole, perché sono controverse, e le vinci perché sei un elfo e loro sono umani. Ma ciò non lo rende etico.»
Oscar fece un gesto infastidito. L’etica non era un argomento accettabile.
«Devi smetterla. La prossima causa che accetterai sarà rispettabile, altrimenti puoi benissimo fare a meno di questo tuo divertissement.»
«C’è altro?»
«Sai che non è professionale avere implicazioni con i clienti?»
«Non so di cosa parli.»
«Lo sai benissimo, invece. Devo ricordarti cosa succede agli umani con cui ti metti a giocare? Devo forse ricordarti di Dorothea?»
«Ho già detto che mi dispiace, non voglio doverlo ripetere in eterno.» - Sibilò l’elfo.
«Questo Ivan non è come lei, però. Affatto. È uno zenthariano dal passato con più di un’ombra, costretto all’esilio per un rovescio politico e pieno di livore. Ti sta usando.»
«Tu sai sempre tutto, vero? Avanti, dimmi come stanno le cose nella mia vita, dal momento che io non lo so!»
«È presto detto: tu ti invaghisci di un soggetto pericoloso che ti sfrutterà per i suoi scopi, lasciandoti in pezzi che io dovrò raccogliere, sperando che prima di romperti tu non abbia fatto qualche pazzia che condurrà alla tua cattura ed esecuzione.»
«Io NON mi invaghisco.»
«Certo. L’amore è debolezza, Oscar. Evitalo il più possibile.»
«Non so nemmeno di cosa parli, e in fondo neanche tu.»
Erdie sollevò un sopracciglio, inalberata.
«So esattamente di cosa parlo: conosco la sensazione di una parte della tua anima che viene lacerata e dispersa, cosa che tu fortunatamente non esperirai mai. Conosco il senso di abbandono di quando i miei genitori decisero di ritirarsi, perché troppo provati. Gli dei solo sanno quanto abbia amato mia sorella, e non per questo non ne ho visto ogni difetto, compreso il fidarsi ciecamente di un essere immondo, ma per amore mi sono macchiata di tradimento nei confronti della patria cui avevo giurato fedeltà.»
Oscar ammutolì: aveva esagerato.
«Io non intendevo…»
«È tutto. Sai cosa fare: lascia perdere quel banita ed opera una scelta oculata sui tuoi prossimi impegni professionali. Buona giornata.»
L’elfa lo oltrepassò senza aggiungere altro, preparandosi a lanciare un teletrasporto. Lilac la raggiunse di corsa, non prima di aver accarezzato la gamba di Oscar, in un muto gesto di conforto.
Rimasto solo con il suo gnomo, l’elfo lo mandò a preparagli un the e si gettò sul divano, allungando la mano verso il tavolino su cui era poggiata la sua fedele bottiglia di assenzio. Era seccato: le minacce della zia di solito precedevano un giro di vite alle sue finanze, nel caso, matematico, che lui non avesse ottemperato alle sue richieste. Calcolò che gli restavano forse un paio di mesi di tolleranza, visto che una cosa era certa: non avrebbe lasciato perdere quel banita…

Lo scandalo

Forse aveva esagerato: non aveva mai pensato di poter finire davvero in tribunale, dalla parte sbagliata del banco degli imputati. Ma come avrebbe potuto prevedere che il padre del suo adorato Bosie lo trascinasse nel fango?
Certo, lui godeva dell’immunità parlamentare, ma aveva comunque dovuto pagare una multa e adesso non sarebbe più stato il benvenuto nei salotti. Una tragedia.
Bosie, intanto, si era ritirato in campagna: anche lui se l’era cavata con una multa, essendo stato fatto passare il depravato elfo come seduttore di un giovane incolpevole. Stupide leggi, punire una cosa del genere! Inoltre nessuno ormai veniva più denunciato per questo, era pura politica.
Fatto stava che forse erano stati un po’ troppo palesi, e magari quella volta al the della signora Brighton avrebbero potuto evitare il bacio dietro le tende, che in effetti non offrivano molta copertura in controluce… Ma non pensavano di essere davvero in pericolo. La loro cerchia così aperta e moderna si era volatilizzata dopo la denuncia, e, a dirla tutta, lo stesso Bosie era stato tra i primi a sparire. Certamente per colpa di suo padre.
Adesso però, per Oscar iniziavano i guai: sua zia aveva disposto che si allontanasse dalla città: d’altra parte c’era ben poco che avrebbe potuto fare a Baldur’s Gate con lo scandalo che era esploso. Per una volta si trovava d’accordo con lei.
La soluzione era stata rispedirlo a Candlekeep per un master: perfetto, ne avrebbe comunque dovuto prendere uno o due prima o poi. Non aveva voglia di protestare, né ne vedeva il motivo, quindi era stato incredibilmente docile per l’intero processo di accomodamento. In men che non si dica si ritrovò nel prestigioso college, trovando cambiate molte cose, ma essenzialmente la stessa atmosfera: si sarebbe senz’altro divertito.

[Vanessa]

INVENTARIO OSCAR:

Oggetti indossati:

• Head - Capo     -
• Forehead - Fronte    -
• Eyes - Occhi     -
• Neck - Collo     +2 Natural Armor Amulet
• Shoulders - Spalle     Cloak YSL (+1 ST)
• Body - Corpo     Candlekeep Uniform
• Chest - Tronco      -
• Belt - Cintura       -
• Wrist - Polsi       Sleeves of many Garments
• Hands - Mani       -
• Rings - Anelli       -
• Feet - Piedi        Elven Boots (+5 Acrobatics and Stealth)

Inventario:

• Pugnale +1 Ghost touch
• Elven Mithril Chain Shirt
• Arnesi da scasso MW (+5  e +1 Reflex)
• Spada lunga elfica MW
• Libro incantesimi
• Bandoliera (6 slots)
• Amuleto Natural Armor +2
• Sleeves of many garments
• Elven Boots 
• Zainetto conservante HERMES
• Llewyrr Bracers
• Cappa Rivershire Nobile
• outfit Nobile
• outfit Royal
• Profumo esotico
• Sigarette
• Elven Shortbow
• Spada elfica MW
• Pugnale MW Argento
• Blade of Synnoria
• 1 Pozione Cure moderate Wounds (2d8 +5)
• 1 Pozione Spider Climb (+8 Athletics)
• 1 Bastone Fumogeno
• 1 Sending
• Monetina di Silenzio

RICCHEZZE: 742 gp

[Vieræn]

INVENTARIO OSCAR:

Oggetti indossati:

• Head - Capo     -
• Forehead - Fronte    - Alastarra's Tiara
• Eyes - Occhi     -
• Neck - Collo    +2 Natural Armor Amulet
• Shoulders - Spalle    Cloak YSL (+2 ST)
• Body - Corpo    Candlekeep Uniform
• Chest - Tronco     - YN Shirt
• Belt - Cintura       - Natalia's Legacy
• Wrist - Polsi      Llewyr Bracers
• Hands - Mani      -
• Rings - Anelli      - MI6 Ring / Ring of Sustenance
• Feet - Piedi       Elven Boots (+5 Acrobatics and Stealth)

Inventario:

• Pugnale +1 Ghost touch (attualmente al Six)
• +4 Elven Mithril Chain Shirt
• Assassin Dagger
• Blade of Synnoria
• Arnesi da scasso MW (+5  e +1 Reflex)
• Spada lunga elfica MW
• Libro incantesimi
• Bandoliera (6 slots)
• Amuleto Natural Armor +2
• Sleeves of many garments
• Elven Boots  
• Zainetto conservante HERMES
• Cappa Rivershire Nobile
• outfit Nobile
• outfit Royal
• Profumo esotico
• Sigarette
• Elven Shortbow
• Spada elfica MW
• Pugnale MW Argento
• 1 Pozione Cure moderate Wounds (2d8 +5)
• 1 Pozione Spider Climb (+8 Athletics)
• 1 Bastone Fumogeno
• 1 Sending
• Monetina di Silenzio
• tutta la roba nella cintura di Natasha

RICCHEZZE: 742 gp